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Riciclatore di lattine all'opera |
Dopo la spartana
colazione dell'albergo cinese ci avviamo per quella che promette di essere una dura tappa di trasferimento fin al lago Toba. Infatti le info
finora ricevute ci danno dei tempi di viaggio molto discordanti dalle
8 alle 16 ore. La prima lotta per il trasporto al terminal dei bus
inizia appena fuori dell'hotel, prima ci chiedono 100'000Rupie, poi
dimezzano ma ci sembra sempre troppo. Facciamo l'angolo della strada
a piedi e ne troviamo uno che senza grandi contrattazioni ci
traporta per 30'000 Rupie. A pochi passi dall'abergo ci inbattiamo in un ragazzo con andicap che sta schiacciando e raccogliendo le lattine in giro per la strada; di sicuro il lavoro non gli mancherà, con tutto quanto si trova in giro! Eccolo orgoglioso in posa per la mia foto.

Alla stazione poi la sgradita sorpresa,
tutti i bus nella nostra direzione partono solo nel tardo pomeriggio,
Cosa fare? Rientrare in centro è troppo lontano, rimanere qui
davanti all'agenzia Bintang Utara (stella del Nord) ci sembra un po
squallido. Faccio un giro di ispezione e scopro che a poca distanza
c'è la stazione pubblica dei bus che è più spaziosa e pulita.
Passeremo li la giornata impartendo lezioni di inglese, scrivendo il
blog e rifocillandoci per la partenza, ormai fissata per le 17.30.

Mentre siamo seduti al ristorante della stazione si avvicina un
distinto signore che ci dice di essere insegnate di inglese e di
cercare il contatto con i turisti per permettere ai sui studenti un
qualche momento di conversation. Gli diciamo di essere disposti, ed
ecco spuntare una giovane ragazza inizialmente un po timida, che
inizia a porre le solite domande che però in seguito diventano
sempre più impegnative. Muchsin il professore di inglese ci dice di
essere di origine Batak (una

delle antiche etnie di Sumatra) ci da
molte utili info su Sumatra

e il percorso che stiamo intraprendendo.
Lui ci confida che appena alla stazione intravvedono dei turisti lo
chiamano così che possa venire li e verificare la disponibilità per
ingaggiarli per delle conversazioni con in suoi allievi. Un geniale
servizio di controllo che permette degli interessanti scambi
interculturali. Lili, cosi si chiama la nostra giovane allieva, è
mussulmana credente, ciò che ci permette di fare oltre al banale:
come ti chiami? da dove vieni? cosa fai? qualche domanda critica
sulle donne e la religione islamica . Lunga attesa per la partenza
del

bus con la compagnia di Ando, un vispo ragazzo di 11 anni

che vive nella stazione dei bus, e cerca anche lui di approfittare dei
turisti per migliorare le sue conoscenze di inglese e giapponese,
ambedue lingue che sta imparando a scuola. Verso le 17 ci spostiamo
alla stazione di partenza del nostro bus, e qui si comincia vedere
più bagagli e gente in attesa. Attorno alla stazione assistiamo all'incenerimento quotidiano dei rifiuti domestici, con i bambini che si divertono a giocare con il fuoco .. molto poco salubre della plastica che brucia! Fatte le scorte di acqua, biscotti e
chips ci mettiamo anche noi in attesa della partenza. Arrivano due
bus della stessa compagnia, uno vecchio e sgangherato e uno quasi
nuovo, che il nostro è quello sgangherato; pazienza non è detto che
l'altro sia meglio! I bagagli vengono poi caricati sul tetto e verso
le 18 siamo pronti a partire, ma solo fino alla grande stazione dei
bus dove fra controlli e nuovi carichi attendiamo ancora un quarto
d'ora. A bordo siamo gli unici turisti e veniamo guardati quasi come
degli extraterrestri. Finalmente poi con il bus pieno di passeggeri e
valigie e scatoloni vari si parte per la nostra prima avventura nella
jungla sumatrese. La strada è sin dall'inizio impegnativa per le
nostre schiene, tanti cantieri e tante buche provocate dalla stagione
delle piogge ancora in corso. Anche il traffico nelle due direzioni è
nella prima parte molto intenso. Purtroppo è notte e riusciamo a
vedere solo le luci facciano il controllo con i nostri biglietti e constatiamo
subito delle abitazioni e dei negozi lungo la strada.
Comunque, contrariamente a quanto mi aspettassi, per quasi tutta la
lunghezza del percorso la strada è costeggiata abitazioni. Per un
lungo tratto la strada segue i tubi della pipeline per il trasporto
del petrolio dai giacimenti dell'interno. Poi ad un centinaio di km dalla partenza vediamo in lontananza nell'oscurità della notte molte
fiaccole del gas che viene bruciato qua e la sopra la foresta. Una
vera porcheria perché questo gas, secondo le convenzioni
internazionali, dovrebbe

essere recuperato e non semplicemente
bruciato provocando CO2 inutilmente. Intanto sul bus
iniziano i primi problemi, tanti passeggeri, incluso l'autista ed il
suo assistente, fumano come turchi, anzi adesso dovrei dire:
come indonesiani. Mi sembra che queste sigarette generino più fumo
delle
nostre, ma forse è causa dell'umidità. Il peggio è che, malgrado
il bus non abbia l'aria condizionata, non vogliono lasciar aperti i
finestrini. Cerchiamo di far capire loro che il fumo fa male ai bambini
che hanno con loro, ma senza grandi risultati. Oramai dobbiamo
accettare che tutti fumano, per cui ci concentriamo ad aprire appena
possiamo i finestrini. Tutto il viaggio sarà lotta con il fumo e
l'apertura dei finestrini! Sembrerebbe che loro abbiano quasi paura a
viaggiare con i finestrini aperti, quando il bus è fermo li aprono,
ma appena il bus è in viaggio li chiudono e noi piano piano ad
aprili almeno qualche centimetro per poter almeno respirare. Ogni
tanto passiamo attraverso dei centri urbani dove il traffico è
caotico, poi via attraverso piantagioni di palme e foreste, almeno da
quel poco che vediamo nell'oscurità. Intanto dopo 5 - 6 ore di
traballamenti comincia a farsi sentire la stanchezza, ma dormire è
quasi impossibile. Invidio i bambini che sdraiati in tutte le
possibili posizioni dormono tranquillamente. Ogni tanto il bus si
ferma senza apparenti motivi e poi riparte continuando cosi a
sorpassare sempre i medesimi veicoli lenti. Poi verso le 3 - 4 di
notte il bus inizia a salire e la strada a peggiorare, i certi punti
viaggiamo come sulle montagne russe a passo d'uomo. Per dormire
nessuna chance.