Foto seguono
E' ancora notte
fonda quando alle 3.30 veniamo svegliati per la colazione e per
prepararci per partire per l'avventura vulcanica di oggi. Alle 4 poi
con Raquel, Carlos ed il califoniano Stephen a bordo partiamo, prima
sulla strada dissestata della piantagione di caffe, poi su una
stradina asfaltata fra i grandi alberi della foresta verso il punto
di partenza dell'ascesa al cratere del vulcano. E' ancora notte e
cosi la foresta illuminata dai fari appare più suggestiva. Mentre
comincia a l'alba arriviamo al posteegio da dove abbiamo ancora circa
tre km di salita a piedi per raggiungere il cratere. Intanto, mentre
saliamo adagio adagio sale anche il sole e lo spettacolo attorno con
i vari altri vulcani, le nubi e la foresta sono meravigliosi. La
presenza del vulcano comincia a farsi sentire attraverso il naso,
l'odore di uova marce, causato dallo zolfo emmesso da cratere, si fa
via viia più intenso, tanto che alcuni portano la mascherina per
respirare o addirittura la maschera antigas. La salita è abbastanza
ripida ma vedendo lo spettacolo attorno non ci accorgiamo nemmeno.
A circa metà strada arriviamo ad una capanna uata come punto di
appoggio, unaa sppecie di rifugio, per i portatori di zolfo. Qui
hanno dei posti per dormire ed una cucina per prepararsi da mangiare.
Ci lasciano entrare per fare foto e per cercare di venderci dei pezzi
di zolfo naturale che loro raccolgono per i turisti. Attorno vi sono
portatori con i loro rudimentali contenitori per il trasporto in
spalla, con due cesti ed un bastone riescono a caricare dai 40 agli
80kg di zolfo. Parliamo con uno un po anziano che parla un pochino
l'inglese che ci dice di avere 62 anni e di fare questo lavoro da 40
anni, ci sembra però una rarità poter arrivare a questa età con
questi sforsi che fa. Ci confida però che adesso porta solo 40
-50Kg per volta e fa al massimo due viaggi al giorno. I più giovani
ne fanno tre o quattro. Diamo al nostro anziano portatore le nostre
uova sode avvanzata dalla colazione, che accetta di buon grado, anche
se avrebbe preferito delle sigarette! Pare che, per le condizioni
locali, quadagnano bene, ma la vita che fanno è rovinosa; uno di
loro ci mostra la spalla, completamente incavata dal bastone su cui
appoggia tutto il peso del trasporto! Facciamo tre calcoli, tenendo
conto che ricevono 700Rp al Kg, arriviamo ad un compenso mensile di
2'50 – 500Fr, lavoranto al ritmo di tre viaggi al giorno per 30
giorni senza pausa. Mentre saliamo incrociamo i primi portatori
carichi, che ci salutano e qualcuno cerca di venderci dei pezzi di
zolfo cristallizzato. Quando raggiungiamo il bordo del cratere il
sole illunina gia il bellissimo lago azzurro ed il lato nord del
cratere. Il lago ha questo colore per l'alto contenuto di minerali e
la composizione chimica, con la presenza ddi acido solforico e
cloridrico da far invidia al liquido delle batterie delle automobili.
Sotto di noi riusciamo a vedere le varie bocche da dove escono i
vapori di zolfo e dove una moltitudie di gente scava e carica lo
zolfo per essere portato fuori dai portatori che vediamo incolonnati
sul sentiero che sale dal cratere. Lo spettacolo, con le luci
motevoli del mattino, e straordinario e rimaniamo quasi incantati a
fotografare. Purtroppo, ma forse è meglio cosi, un posto di polizia
subito sotto il bordo del cratere non lascia entrare i turisti. Ci
rassegnamo e facciamo una lunga camminata sul margine del cratere per
cercare il punto migliore per vedere le bocche del cratere, i blocchi
di zolfo di un bel giallo intenso, e gli operai a lavorare e caricare
i cesti di zolfo. Con l'arrivo del sole lo spettacolo cambia e anche
il vapore tende a fermarsi sopra il lago creando cosi zone di ombra e
la conndioni non più ideali per fotografare, almeno per noi
dilettanti della fotografia! E' cosi giunto il momento di salutare
il cratere dell'Ijen e ritornare alla nostra auto per il trasporto di
ritorno. Appena rientrati il nostro autista ci propone una modifica
di programma, che inizialmente interpretiamo con un certo sospetto,
ma dopo aver fatto i necessari accertamenti accettiamo. Invece di
fare il medesimo percorso della salita potremmo scendere da una via
più corta, ma dobbiamo portare i nostri bagagli in spalla per circa
un Km e continuare il viaggio con un'altra auto. Tutto questo perche
un cantiere impedisce la circolazione. Visto che risparmiamo almeno
tre ore di ttempo accettiamo la proposta e facciamo la sfacchinata
con i bagagli fra le macchine ed i camion che stanno mettendo in
sesto una pezzo di strada nel bel mezzo della foresta tropicale.
Scendendo verso il sud di Java per il porto dei traghetti per Bali
attraversiamo varie piantagioni di caffè, canella, banane e
naturalmente riso. Arriviamo al porto dei traghetti per Bali, di
Ketapang, prima di mezzogiono, in un'ora e mezza, con la solita
attesa al porto di arrivo, siamo a Gilimanuk sull'isola di Bali.
Dobbiamo però spostare l'orologio avanti di un'ora, dato che Bali ha
un'altro fuso orario di Java. Da qui dopo aver evitato i
procacciatori di turisti, prendiamo, sempre assieme a Raquel y
Carlos, un bus pubblico per Lovina. Steave invece prende la via per
Kuta, lui è più giovane e cerca un po' più di action! Arrivati a
Lovina, sono le 16 circa, cerchiamo il Kartika Cottage, nella zona di
Kalibukbuk, dove eravamo stati tre anni fa. Qui dobbiamo però
constatate che tutto si trova allo stesso stato di allora, ma nel
contempo tutto è decaduto e non dispone di accesso internet. Loro
medesimi della ricezione ci consigliano molto gentilmente, di
rivolgerci al ressort Astina proprio di fronte. Assieme a Raquel
riusciamo a spuntare un buon prezzo per un minimo di tre notti
(150'000Rp > ca. 15Fr.) con colazione, WiFi ecc.). Il posto è
carino e tranquillo e non lontano dalla spiaggia e dai vari
ristoranti. Approfittiamo poi subito del Happy Hours per assaporarci
una buona cena accompagnata da freddissima birra balinese; è tanto
fredda che si formano gli iceberg di birra nel bicchiere!!