Stamattina
levataccia e colazione alle 5 per partire alle 5.30, prima a
prelevare gli altri compagni di viaggio, due austriaci ed un
australiano e poi a partire verso la destinazione del monte Pinatubo.
Sulla Jeep siamo in 5, per cui abbiamo il vantaggio del miglior
prezzo di 2'450P avendo il veicolo completo. Usciti da Angeles
passiamo da Mabalacat, da Capas dove vediamo il monumento ai caduti
della seconda guerra mondiale. Si tratta di un monumento a forna
missile
puntato verso il cielo, che non mi sembra per niente un simbolo
di pace. Poi arrivati a Santa Juliana
espletiamo la procedura di registrazione per entrare alla zona
sorvegliata del Mount Pinatubo. Con noi sale anche June, la nostra
guida locale, che ci accompagnerà durante tutta l'escursione. June è
molto bravo, ben informato e molto sensibile ai problemi
ecologici, tanto che mi aiuterà a roccogliere platica lasciata in
giro quà e là dai turisti ai margini del sentiero. Il viaggio in
jeep continua, dopo la fine della strada asfaltata, sul letto del
fiume, all'inizio molto largo ma poi man mano che saliamo si
restringe sempre più, e gli attarversamenti del fiume si fanno
sempre più difficili, dato che la corrente del fiume è sempre più
forte. June, ci spiega che il percorso che faremo oggi in jeep è
stato recentemente aperto alla circolazione. Quindi il nostro
percorso che dovremo fare a piedi si è abbreviato di 7km. Ma da
maggio-giugno quando arriveranno le piogge il percorso sarà
stravolto e si dovrà vedere come potrà essere poi ripristinato alla
fine della stagione dei monsoni. In pratica da giugno ad
ottobre/novembre è praticamente impossibile fare il percorso che
stiamo facendo noi oggi. Il paesaggio che percorriamo è molto
spettacolare con le pareti di sabbia e polvere, che qui chiamano
lahar, ai lati del fiume, quasi come “fresate” dalla corrente del fiume. Quà e là incontriamo dei gruppi di persone scuri di pelle e
di statura molto bassa che camminano lungo il fiume o espongono le
loro primitive bancarelle cercano di vendere qualche banana ai
turisti di passaggio. June ci dice che sono degli indigeni Apao che
vivono sparsi in questa zona impervia. Intanto, dopo più di un'ora
di viaggio in jeep raggiungiamo il posto estremo del percorso, da
dove in circa mezzora a piedi raggiungiamo il cratere del Pinatubo,
ora riempito da un grande lago di un bel colore verde-azzurro. Il
cratere davanti a noi si è formato il 1991 a seguito di una tremenda
esplosione che fece partire d'un colpo trecento metri di montagna e
lasciando il cratere che ci troviamo davanti a noi. La tragedia del
91 fece quasi 1'000 morti malgrado le autorità fecero evacuare la
zona con due giorni di anticipo. Difatti l'esplosione venne
“segnata”J da continui terremoti e tremori già tre giorni prima.
June ci dice che per evitare che il lago possa alzarsi e mettere in
pericolo con una sua esondazione le pianure retrostanti, è
recentemente stato scavato un cunicolo per scaricare l'acqua del lago
verso il mare. Intanto l'acqua del lago, causa l'apporto dal fondo di
zolfo e altre sostanze chimiche, continua a diventare sempre più
acida, tanto che la settimana scorsa le autorità ne hanno proibita
la balneazione. Viene acconsentito di bagnarci i piedi fino al massimo alle ginocchia, ciò che io faccio senza motivi di
preoccupazione. L'unico effetto strano che si nota è che l'acqua
sembra al tatto come se fosse oleosa e puzza leggermente di zolfo.
Noi ci fermiamo un paio di ore in riva al lago a fare pick-nik con
quanto portato dalla nostra guida June. I nostri resti saranno uno
spuntino per un paio di locali che vengono serviti da June, mentre un
cane si assapora le ossa de nostro spuntino. Poi verso le 14
raccogliamo i nostri resti, scattiamo le ultime foto e facciamo il
viaggio di ritorno. Sull'ultimo tratto del fiume il nostro autista,
che è molto esperto nella guida dei jeep deve intervenire per
aiutare un collega che si era fermato per un guasto meccanico. Con
una chiave inglese sin infila nel vano del motore ed ecco che tutto
funziona nuovamente. Realtà o messa in scena? Il dubbio mi viene
perche già altre volte dei tour cosi erano terminati con un guasto
meccanico poi subito riparato
sul posto da un solerte meccanico!! Meglio non approfondire troppo!
Noi rientriamo al nostro Clarkton hotel dove troviamo i nostri bagagli
in'unaltra camera, dato che la nostra era già stata riservata.
Passeremo poi tutta la serata cercando di organizzare il viaggio di
ritorno. In effetti si sta avvicinando inesorabilmente anche la
preparazione della fine del viaggio e del ritorno, per cui già da
giorni stiamo verificando e pianificando su quale itinerario
affrontare il viaggio di ritorno a casa. Ritorno che per varie
esigenze contingenti, e di durata del visto filippino, vorremmo
affrontare per fine febbraio. Abbiamo quindi optato per rinunciare al
continuazione verso Sulavesi/Indonesia e di terminare il nostro giro
in Asia nelle Filippine, con le ultime settimane a Palawan e forse
anche a Cebu. L'opzione migliore per il ritorno è attualmente quella
di volare dalle Filippine, possibilmente non da Manila, a Hong Kong e
da li volare poi a Milano.