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venerdì 8 febbraio 2013

6 febbraio 2013, al Mount Pinatubo

Stamattina levataccia e colazione alle 5 per partire alle 5.30, prima a prelevare gli altri compagni di viaggio, due austriaci ed un australiano e poi a partire verso la destinazione del monte Pinatubo. Sulla Jeep siamo in 5, per cui abbiamo il vantaggio del miglior prezzo di 2'450P avendo il veicolo completo. Usciti da Angeles passiamo da Mabalacat, da Capas dove vediamo il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale. Si tratta di un monumento a forna missile
puntato verso il cielo, che non mi sembra per niente un simbolo di pace. Poi arrivati a Santa Juliana espletiamo la procedura di registrazione per entrare alla zona sorvegliata del Mount Pinatubo. Con noi sale anche June, la nostra guida locale, che ci accompagnerà durante tutta l'escursione. June è molto bravo, ben informato e molto sensibile ai problemi ecologici, tanto che mi aiuterà a roccogliere platica lasciata in giro quà e là dai turisti ai margini del sentiero. Il viaggio in jeep continua, dopo la fine della strada asfaltata, sul letto del fiume, all'inizio molto largo ma poi man mano che saliamo si restringe sempre più, e gli attarversamenti del fiume si fanno sempre più difficili, dato che la corrente del fiume è sempre più forte. June, ci spiega che il percorso che faremo oggi in jeep è stato recentemente aperto alla circolazione. Quindi il nostro percorso che dovremo fare a piedi si è abbreviato di 7km. Ma da maggio-giugno quando arriveranno le piogge il percorso sarà stravolto e si dovrà vedere come potrà essere poi ripristinato alla fine della stagione dei monsoni. In pratica da giugno ad ottobre/novembre è praticamente impossibile fare il percorso che stiamo facendo noi oggi. Il paesaggio che percorriamo è molto spettacolare con le pareti di sabbia e polvere, che qui chiamano lahar, ai lati del fiume, quasi come “fresate” dalla corrente del fiume. Quà e là incontriamo dei gruppi di persone scuri di pelle e di statura molto bassa che camminano lungo il fiume o espongono le loro primitive bancarelle cercano di vendere qualche banana ai turisti di passaggio. June ci dice che sono degli indigeni Apao che vivono sparsi in questa zona impervia. Intanto, dopo più di un'ora di viaggio in jeep raggiungiamo il posto estremo del percorso, da dove in circa mezzora a piedi raggiungiamo il cratere del Pinatubo, ora riempito da un grande lago di un bel colore verde-azzurro. Il cratere davanti a noi si è formato il 1991 a seguito di una tremenda esplosione che fece partire d'un colpo trecento metri di montagna e lasciando il cratere che ci troviamo davanti a noi. La tragedia del 91 fece quasi 1'000 morti malgrado le autorità fecero evacuare la zona con due giorni di anticipo. Difatti l'esplosione venne “segnata”J da continui terremoti e tremori già tre giorni prima. June ci dice che per evitare che il lago possa alzarsi e mettere in pericolo con una sua esondazione le pianure retrostanti, è recentemente stato scavato un cunicolo per scaricare l'acqua del lago verso il mare. Intanto l'acqua del lago, causa l'apporto dal fondo di zolfo e altre sostanze chimiche, continua a diventare sempre più acida, tanto che la settimana scorsa le autorità ne hanno proibita la balneazione. Viene acconsentito di bagnarci i piedi fino al massimo alle ginocchia, ciò che io faccio senza motivi di preoccupazione. L'unico effetto strano che si nota è che l'acqua sembra al tatto come se fosse oleosa e puzza leggermente di zolfo. Noi ci fermiamo un paio di ore in riva al lago a fare pick-nik con quanto portato dalla nostra guida June. I nostri resti saranno uno spuntino per un paio di locali che vengono serviti da June, mentre un cane si assapora le ossa de nostro spuntino. Poi verso le 14 raccogliamo i nostri resti, scattiamo le ultime foto e facciamo il viaggio di ritorno. Sull'ultimo tratto del fiume il nostro autista, che è molto esperto nella guida dei jeep deve intervenire per aiutare un collega che si era fermato per un guasto meccanico. Con una chiave inglese sin infila nel vano del motore ed ecco che tutto funziona nuovamente. Realtà o messa in scena? Il dubbio mi viene perche già altre volte dei tour cosi erano terminati con un guasto meccanico poi subito riparato sul posto da un solerte meccanico!! Meglio non approfondire troppo! Noi rientriamo al nostro Clarkton hotel dove troviamo i nostri bagagli in'unaltra camera, dato che la nostra era già stata riservata. Passeremo poi tutta la serata cercando di organizzare il viaggio di ritorno. In effetti si sta avvicinando inesorabilmente anche la preparazione della fine del viaggio e del ritorno, per cui già da giorni stiamo verificando e pianificando su quale itinerario affrontare il viaggio di ritorno a casa. Ritorno che per varie esigenze contingenti, e di durata del visto filippino, vorremmo affrontare per fine febbraio. Abbiamo quindi optato per rinunciare al continuazione verso Sulavesi/Indonesia e di terminare il nostro giro in Asia nelle Filippine, con le ultime settimane a Palawan e forse anche a Cebu. L'opzione migliore per il ritorno è attualmente quella di volare dalle Filippine, possibilmente non da Manila, a Hong Kong e da li volare poi a Milano.